Riflessi
A volte penso
che un riflesso (uno di quei baluginanti bagliori che
rapidissimi appaiono e svaniscono, per rinascere e dileguare
nuovamente, sulla superficie di uno specchio di mare o su un
canale affollato di barche), sia la metafora - non
letteraria, ma concreta, materiale, di un essere vivente.
Una concretezza sfuggente, certo, difficile da identificare
e fissare per i miei occhi, ma reale. Tanto reale da poter
essere registrata dal mio obiettivo.
Come un qualunque essere vivente, un riflesso ha la sua
bellezza, il suo nascere, il suo morire e la sua
personalità. Sa essere ora brillante ora spento, sa
suscitare emozione o noia, gioia o fastidio. Il riflesso sa
far parte di un coro o presentarsi in una sua accorata
solitudine; sa essere pigro o saettante. Forte o fragile,
appena accennato.
Fotografarlo non è difficile: sono sufficienti un buon
posto, pazienza per individuare la luce giusta, tempi
d'esposizione rapidi e focali spinte.
Qualcuno ha osservato che alcune di queste fotografie,
sembrano fotografie astratte. Non sono d'accordo. In
fotografia, l'astratto non esiste. Esiste solo il reale. Un
riflesso è un vocio reale di macchie di luce, vere, dotate
di visibilità e autonomie proprie.
E se a ciò si aggiunge un valore estetico, allora è
possibile rintracciarvi anche l'interessante.
Terracina 2005/07 |